Film 2019  Regia Taika Waititi

       Liberamente ispirato al libro ‘Come semi d’autunno’ della scrittrice Christine Leunens, il film si discosta da quest’ultimo perché ad innamorarsi della giovane ebrea nascosta in casa sua, non è un tedesco di diciannove anni bensì un ragazzino di soli dieci il cui odio razziale per la diciassettenne, nascosta dentro la parete della stanza della sorellina morta qualche anno prima, si trasforma in una sorta di amore fraterno per una sorella ritrovata. Il padre al fronte, la madre che dietro un lavoro di segretaria opera clandestinamente nella Resistenza, Johannes Betzler, detto Jojo, si accompagna ad un Hadolf Hitler immaginario che, come un amico, o il surrogato di un padre immaturo, gli propina consigli, lo motiva e gli infonde il coraggio che manca a Jojo (da qui il soprannome rabbit datogli dai soldati che si occupano dell’addestramento della Gioventù Hitleriana): tutto questo nell’ottica della ideologia nazista, della superiorità della razza ariana e della giustezza della guerra che Hitler gli ripete di continuo e di cui Jojo sembra essere fermamente persuaso.

Grazie all’amore della madre Rosie e all’aiuto di alcuni soldati nazisti quando la giovane ebrea viene scoperta, Jojo giunge a comprendere l’insensatezza della guerra, la pazzia del führer, e che la bellezza delle piccole cose, della famiglia, la tolleranza e il rispetto per gli altri sono gli unici ideali per cui si deve combattere. Gli ultimi anni della guerra, in una Berlino che scivola ormai verso la resa agli americani, ai russi e agli inglesi, raccontati attraverso l’esperienza di un bambino che quella guerra la pagherà sulla propria pelle nella maniera più dolorosa.

Impersonato dal regista Taika Waititi (attore comico neozelandese) Hitler viene fuori come una caricatura, un personaggio surreale che si muove e parla come un cartone animato: uno dei più spietati criminali diventa così un personaggio infantile, grottesco, anche pusillanime e questo contrasto non desta in noi tenerezza ma piuttosto una sorta di incredulo compatimento.

Per alleggerire la storia Waititi ricorre ad alcuni elementi che contrastando con lo scenario della guerra riportano la storia ad una dimensione quasi fiabesca: i contrasti tra gli scenari della Berlino del 1945 e le musiche di epoca posteriore (Jojo che balla su sonorità degli anni Ottanta o che esce di casa correndo sulle norte dei Beatles che cantano in tedesco); l’utilizzo di un pigiamino con pupazzetti stampati coordinato con quello della mamma; le contraddizioni insite in un bambino di dieci anni che non sa allacciarsi ancora le scarpe, che non ha ancora capito come poter essere coraggioso ma che è talmente influenzabile da proclamarsi nazista, imbracciare le armi e odiare gli ebrei.

Un film divertente e leggero, ironico e dissacrante, tenero e profondo, ma reale e crudo al punto da far concludere che tutte le guerre sono un inutile spreco di vite e che il razzismo e l’intolleranza generano solo dolore.

Assolutamente consigliato soprattutto a ragazzi e adolescenti.

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